1922-2022, di nuovo Twenties, forse anche Roaring

di Caterina Corbetta

Eric Hobsbawm ha chiamato il '900 “il secolo breve” e, guardandosi indietro, non c'è che da dargli ragione. Tra guerre, rivoluzioni, corse allo spazio e al consumo, a stento ci siamo accorti di avere scavalcato la fine del millennio di più di vent'anni. Come al solito, nemmeno la moda fa eccezione, e da eleganti e ricercate teagowns con le quali le signore dell'alta borghesia trascorrevano pigri pomeriggi sorseggiando tè all'inizio del '900 siamo passati a micro abiti resi iconici da Kate Moss negli anni '90. Si sa, la moda torna, la moda non è un'isola ma è sempre una risposta ai fermenti sociali che attraversiamo, ed è per questo che oggi, a cent'anni di distanza, la moda ha di nuovo voglia degli anni '20, non nel senso del decennio appena cominciato ma da quello da cui sono trascorsi cent'anni, quei roaring twenties che, guardando le ultime passerelle non sembrano invecchiati di un giorno. Così ecco che tornano i capelli corti, mossi o lisci in sfiziosi caschetti, a incorniciare visi che sfoggiano rossetti matt e pastosi sempre rossi, in tonalità dal corallo al mattone. Nelle vetrine tornano scarpe t-bar e Mary jane con tacco a rocchetto (l'unico da portare in questa stagione) e, complice l'estate, ci piacciono sempre di più frange e abiti sottoveste freschi e scivolati, da abbinare magari a borsette in tessuto ricamato per essere, senza dubbio, le più sofisticate della festa ma, perché no, anche dell'ufficio o della spiaggia.

Ma chi l'ha creata, infine, questa moda di cui parliamo ancora cent'anni dopo? Di sicuro, la prima a creare la nuova silhouette è stata la prima guerra mondiale. Ormai la donna aveva provato l'autonomia e l'indipendenza, anche economica, ed era decisa a mantenerla, intendeva migliorare la propria condizione e la propria educazione (negli 1920 gli Stati Uniti approvano il suffragio universale). La donna del dopoguerra lavora in ufficio, fa sport, guida la macchina, diventa flapper e ha bisogno di abiti comodi che può indossare da sola, le donne devono essere corte perché ora bisogna camminare, correre da un posto all'altro e, ovviamente, ballare.

Parigi è di certo la città che domina la scena fashion del tempo, ma in questo periodo i couturiers si dividono: c'è chi propone un'esasperata della femminilità e chi invece ne predica la stilizzazione, favorendo una forte androginia della figura.

In quest'ultima tendenza si immette una giovane stilista francese, Gabrielle “Coco” Chanel, vera e propria “autrice” della modernità, che per prima introduce la concezione secondo cui è possibile essere comode e minimal ma allo stesso tempo alla moda. Le sue creazioni erano di foggia sportiva e permettevano alle donne di abbandonare i corsetti, i nuovi materiali da lei introdotti erano più leggeri e moderni.

Nel 1926 Chanel inventa il petit robe noir, versione attualizzata del semplice abitino nero delle commesse o della divisa delle cameriere francesi e, si dice, ispirato anche dagli abiti che Gabrielle, da bambina, indossava in orfanotrofio, segno di democratizzazione e di cambiamento del codice femminile. Questo tubino di crepe de Chine divenne la divisa della donna nuova, a tal punto che Vogue lo definì “la Ford della moda”.

Per il tailleur si impiegano stoffe cadenti come gabardine e vigogna, ma soprattutto il jersey, tessuto realizzato meccanicamente.

Chanel è la prima ad occuparsi del total look femminile, inventando nel 1921 il suo profumo, Chanel n 5” e ad aprire pochi anni dopo, nel 1924, un laboratorio di bijoux vistosamente falsi.

Importante fu anche Jean Patou, il quale fece divenire le sue sfilate veri e propri eventi modani, e può inoltre essere definito l'inventore della griffe, in quanto fu il primo a siglare i suoi modelli sportivi con il suo monogramma.

Madeleine Vionnet fu invece una delle pioniere del design di moda, attingendo per i suoi modelli alle avanguardie artistiche contemporanee, ed introdusse inoltre la tecnica del taglio di sbieco, che sarà poi largamente imitato.

I colori sono vivi, si ha una predilezione per i rossi, i gialli e i blu, i ricami e persino le sfumature metalliche, la nuova donna è audace e unapologetic, incarnata perfettamente nell'ideale della flapper.

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Una teagown di epoca edoardiana (inizio '900)5dfdc4d0132c0353cb6ac1a03789ec92jpg
Kate Moss in Prada, anni '90

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Alberta Ferretti, p/e 2022

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