Passano anni, decenni e mezzi secoli (la prima ediziona risale al 1948), eppure il MET Gala resta l'evento newyorkese più atteso dagli amanti della moda e non solo. Già, perché molto spesso l'aspetto culturale e filantropico passa in secondo piano rispetto ai look delle star, per le quali non è richiesto solo essere gorgeous ed elegantissimi, ma è loro dovere lasciarsi ispirare dal titolo, più un indizio che un vero e proprio tema, annuale, spesso criptico e aperto alle più varie interpretazioni. Quest'anno è stata la volta di Sleeping beauties: reawakening fashion, ispirato dagli abiti che verranno presentati alla mostra di quest'anno, abiti costruiti negli ultimi 400 anni, così fragili da non poter nemmeno essere esposti appesi o su un manichino, ma delicatamente adagiati all'interno di teche di cristallo, proprio come tante creature dormienti. Per avvicinarsi al tema del risveglio, invece, vicino agli abiti "dormienti", saranno posizionati degli abiti moderni creati con gli stessi materiali o con la medesima lavorazione, perché la moda non muore mai.
Qualunque sia il tema deciso da Anna Wintour e dai suoi accoliti, però, il filo rosso della narrazione resta sempre voler essere i primi, stupire più degli altri, avere l'abito più appariscente, creato con i materiali più assurdi o con metri e metri di tessuti pregiati, e questo non sempre va d'accordo con le regole dell'armocromia.
Kim Kardashian, scelta perfetta per il suo sottotono freddo
Jennifer Lopez, dorato perfetto per il suo sottotono caldo
Dua Lipa, abito strepitoso ma non in palette
Naomi Campbell, sarebbe stato preferibile un colore più caldo
Uma Thurman, il colore non valorizza il suo mix cromatico