Da Milano a Parigi, la fashion week è un turbinio di nuove idee che porta capogiri, se non si sa come affrontarle nel modo giusto. Ogni brand propone le sue idee, cambia direttori creativi, decide che è meglio un understatement più in accordo con i tempi oppure, e in questa fashion week sono stati in pochi a farlo, che "in tempi di crisi, la moda è sempre oltraggiosa", come diceva Elsa Schiaparelli durante gli anni della seconda guerra mondiale.
Quello che possiamo ricordare di sicuro, è che le sfilate si stanno allontanando sempre di più dall'intrattenimento avvenieristico o nostalgico che sia, dallo show, da quella che per decenni è stata una mostra pittorica dove le modelle indossano quadri in movimento che devono emozionare e stupire. Sempre di più, infatti, le sfilate non appaiono altro che un catalogo per buyer e influencer dove vengono proposte infinite variazioni di borsette, scarpe (talvolta persino sneakers, come nel caso di Gucci) e gioielli, più per ingolosire una clientela di fashionistas facoltose che per proporre un'idea, un nuovo modo di vedere la moda e, quindi, il mondo.
Di conseguenza, per vendere il più possibili gli abiti si fanno sempre meno estrosi e meno dissimili da quelli che si possono trovare dopo poche settimane in zelanti catene di fast fashion.
Che sia giunto in il tempo di cambiare, che sia il momento di sfilate meno flamboyant e più inclusive? Che il tempo dei paesi incantati di Galliano e dell'opulenza chic di Lagerfeld sia tramontata, per far spazio ad una modestia più realistica?
Chi può dirlo. Quel che è certo, è che Claudia Schiffer è sempre la scelta giusta.
Claudia Schiffer per Versace
Chanel
Louis Vuitton
Valentino
Alexander McQueen
Schiaparelli
Yves Saint Laurent
Dior
Gucci