Che cosa hanno in comune i Sex Pistols e la moda parigina? Vivienne Westwood di sicuro avrebbe potuto raccontarcelo. La stilista britannica, o meglio l'icona, è scomparsa lo scorso 29 dicembre a 83 anni, ma ancora aveva lo spirito ribelle e indipendente da giovane madrina del punk, uno dei tanti appellativi che si è guadagnata in una vita di battaglie. Già, perché era più di mezzo secolo fa quando, insieme a Malcolm McLaren, manager dei Sex Pistols, la giovane Vivienne decise di aprire una boutique a Londra, nel quartiere Chelsea piena di meraviglie che nessuno aveva mai visto, poliedrica e sempre nuova anche nel nome (si va da Sex, a Seditionaries, a Too Fast to Live, per citarne alcuni).
Da sempre abituata al fare da sé, Vivienne è nata infatti durante la seconda guerra mondiale dove, come scrive nella sua autobiografia, tutti cucivano e lavoravano a maglia, la madrina del punk propone abiti strappati e ricuciti, spille da balia, latex e cinghie, che ben si allontanavano dalla moda inglese corrente dei party sull'erba o dai cappellini di Ascot. Ma è quando la sua moda "dissoluta e libertina", come definirà lei stessa la sua collezione Pirates dei primi anni '80, sposerà i suoni nuovissimi e arroganti dei Sex Pistols, stonati e irresistibili maestri del punk, che a Vivienne Westwood si spalancheranno, definitive, le porte del successo. Così, in un susseguirsi di nuove linee e battaglie ambientali, di riconoscimenti (nel 1992 la regina Elisabetta II la insignisce del prestigioso OBE, Ufficiale dell’Eccellentissimo Ordine dell’Impero Britannico) e di passioni, Vivienne Westwood e il suo marchio hanno sempre saputo restare all'avanguardia, sapendo sempre interpretare e capire il momento, la storia, il tempo, prima degli altri.




